Se un bambino fa fatica a leggere o a scrivere, istintivamente si è portati a pensare che sia necessario fargli leggere tanti libri o costringerlo a scrivere dettati su dettati nella convinzione che, grazie all’esercizio, le difficoltà rientreranno. Questo è sicuramente vero se è presente solo un po' di lentezza in assenza di problemi particolari. Se, al contrario, un bambino tende a confondere o ad omettere alcune lettere, prima di promuovere l’automatizzazione, è necessario lavorare sulla stabilizzazione. Questo è il motivo per cui è fondamentale fare una valutazione puntuale del livello di competenze acquisite prima di intraprendere qualsiasi tipo di trattamento o di percorso di potenziamento, sia esso fatto in studio o a casa.
“Non mi stancherò mai di ripetere che, nel momento in cui un bambino, che fa fatica a scuola e su cui già impatta negativamente sul piano emotivo l’inadeguatezza rispetto ai compagni, inizia un trattamento è fondamentale che possa sperimentare una gratificazione quasi nell’immediato in modo da riscattare la percezione che ha di sé stesso e incrementare la propria autostima”.
Diversamente il bambino sperimenterà l’ennesimo fallimento nonostante lo sforzo e l’impegno.
Come detto in precedenza, è fondamentale fare una valutazione del livello di competenza in modo che il trattamento sia specifico per il bambino con cui si deve lavorare. Come il sarto realizza un abito su misura in modo che possa adattarsi perfettamente alla conformazione del cliente, il terapista deve programmare un trattamento specifico per ogni singolo bambino con cui deve lavorare. E’ impensabile proporre un trattamento generico per tutti i bambini con difficoltà perché questo comporterebbe uno spreco di tempo e, cosa più grave, un incremento in termini di frustrazione e senso di inadeguatezza nei nostri pazienti.
Lo stesso principio vale per il genitore che vuole supportare il figlio a casa, è infatti necessario che sappia su quali obiettivi lavorare e con quali modalità, variabili strettamente dipendenti dalle competenze di partenza del bambino e dal suo livello di scolarità.
Nelle prime fasi di alfabetizzazione è necessario lavorare sul sillabario (sillabe piane, gruppi consonantici e gruppi ortografici) in quanto le sillabe rappresentano i costituenti delle parole. Per fare questo è fondamentale rispettare la giusta progressione tenendo presente che non si può lavorare sui gruppi consonantici se un bambino non ha ancora stabilizzato le sillabe piane perché diversamente lo manderemmo in confusione. Altro principio fondamentale da tenere in considerazione è che per fare in modo che un bambino apprenda una competenza (in questo caso una sillaba) è necessario lavorare sistematicamente solo su quella proponendogliela in svariate tipologie di esercizi in modo che risulti accattivante (in forma cartacea e tramite file appositi creati con il computer), fino a quando non risulta acquisita stabilmente. A quel punto sarà possibile introdurre l’obiettivo successivo.
Nelle fasi più avanzate di apprendimento (dalla terza elementare in poi) in genere in scrittura si ritrovano ancora incertezze a carico delle regole ortografiche e delle doppie mentre in lettura, se è avviata la modalità lessicale (in cui scompare la sillabazione tipica delle prime fasi ed è possibile la lettura della parola intera accedendo al significato), è necessario lavorare sull’accelerazione/automatizzazione della lettura di singole parole. Anche in questo caso è fondamentale rispettare la giusta progressione per ottenere dei risultati soddisfacenti, pertanto prima di avviare il trattamento è fondamentale proporre prove che permettano di individuare la frequenza d’uso delle parole su cui è necessario lavorare (alta, media e bassa) che varia in base al livello di scolarità e al lessico del bambino. Per lavorare sull’accelerazione in genere si utilizza il tachistoscopio, un programma in cui vengono presentate liste di parole in modalità temporizzata.
Non è possibile utilizzare le liste spesso già presenti all’interno del programma poiché sono pensate per un bambino generico, bensì le parole da presentare devono essere tarate per frequenza d’uso, complessità interna della parola (parola piana, con dittongo, con gruppo consonantico, con la doppia…) e lunghezza (bisillabe, trisillabe, quadrisillabe…) in base alle competenze di partenza del bambino con cui si deve lavorare. Riprendendo la similitudine del lavoro di sartoria, “io terapista mi devo creare un programma di lavoro specifico per il mio paziente” così come il sarto ritaglia il modello sulla base delle forme del cliente. Prima di iniziare un percorso riabilitativo è pertanto necessario che uno psicologo o un neuropsichiatra, specializzati in neuropsicologia dello sviluppo, facciano una valutazione dettagliata del profilo di funzionamento per poter impostare un trattamento specifico che permetta al bambino di acquisire in breve tempo maggiori competenze con una ricaduta positiva sull’autostima. Questo è il motivo per cui, nel momento in cui gli insegnanti o chi per loro, segnalano delle difficoltà negli apprendimenti, suggeriscono di rivolgersi al servizio di neuropsichiatria infantile o ad un neuropsicologo infantile, cosa che in genere crea molta ansia nei genitori. La ragione è semplicemente dettata dal fatto che queste figure possiedono le competenze necessarie per delineare un piano di lavoro riabilitativo e didattico mirato per il singolo bambino in base al suo profilo di funzionamento e ai modelli teorici di sviluppo evolutivo che gli consentirà di acquisire competenze e svolgere un percorso scolastico ai pari dei compagni.
Dott.sa Michela Dallaromanina
Psicologa-Psicoterapeuta Specializzata in Neuropsicologia dello Sviluppo
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Studio di Neuropsicologia e Logopedia. Età Evolutiva.