Se sta attento fa bene.
Quando legge pensa ad altro.
Se si concentra riesce a correggere gli errori quindi, se stesse più attento, non ne farebbe.
Queste sono le frasi più ricorrenti riferite dai genitori nei colloqui iniziali, frasi che tendono a sottostimare il problema reale. Queste frasi riconducono le difficoltà scolastiche a scarso investimento, perché i genitori trovano altrimenti inspiegabile il fatto che i figli riescano ad apprendere senza alcuna difficoltà concetti molto complessi (però letti o spiegati da altri) e poi cadano in compiti banali, come la lettura e la scrittura o la memorizzazione delle tabelline.
Molti dei genitori con cui mi interfaccio quotidianamente, nel momento in cui si instaura un rapporto di fiducia, mi confidano di avere provato questo vissuto iniziale e di essere stati a lungo combattuti rispetto alla decisione da prendere. Spesso questi stessi genitori, che inizialmente erano molto restii, si sentono poi in colpa per non essere intervenuti prima perché si sono resi conto che i loro figli, essendo bambini intelligenti, erano assolutamente consapevoli di avere delle difficoltà e che in realtà era proprio questa consapevolezza a minare la loro autostima e a farli sentire inferiori rispetto ai compagni.